Il burro, conosciuto da tempo immemore non solo come alimento ma anche come medicinale e cosmetico, sta vivendo oggi un periodo di rivalutazione all’interno della nostra dieta.
Moltissimi popoli dal passato, come i Sumeri, gli Egizi, i Greci, i Romani lo apprezzavano ma anche nella stessa Bibbia si trovano degli accenni sulla sua scoperta e sulla sua fabbricazione.
Non solo a scopo culinario ma venne usato anche come surrogato dell’olio per le lampade, come unguento per curare le malattie degli occhi e della pelle e come balsamo per i capelli. Insomma, questo preparato derivato dal latte, è stato un amico insostituibile per l’uomo.
Ma come si fa il burro?
Il burro è stato fino al secolo scorso, un alimento tipico della parte del nord Italia, in particolare delle realtà montane e rurali.
Esso veniva prodotto in aziende famigliari, con una tecnica interamente manuale: si lasciava riposare il latte appena munto nella zangola, un recipiente di legno cilindrico, finché la panna non risaliva in superficie, poi si scaldava la zangola stessa, si versava la panna filtrata e grazie al pistone la si sbatteva finché non diventava solida. Infine, si eliminava il siero e si aggiungeva acqua fredda, continuando a sbattere, per far indurre ancora di più.
Questa sistema rimase immutato fino al 1872, quando fu inventato il “separatore”, il precursore della attuale scrematrice a marcia continua.
Perché lo abbiamo sempre apprezzato?
- Perché è una fonte di vitamine liposolubili (D, A, E, K2). In particolare, la K2, fa sì che il calcio assorbito a livello intestinale vada alle ossa e non si depositi nelle arterie.
- Perché studi recenti hanno confermato che l’assunzione del burro favorisce perdita di peso ed è un alleato più forte della margarina vegetale nella prevenzione delle patologie cardiovascolari.
- Perché è un’ottima fonte di acido Butirrico (ne contiene il 3-4%).
Cos’è l’acido Butirrico?
Questo grasso viene sintetizzato dai batteri intestinali quando entrano in contatto con le fibre alimentari ed ha una funzione protettiva nella mucosa del colon. Ma non solo.
Questo acido riduce i trigliceridi, infatti si è cominciato a studiare il burro per le diete dimagranti, abbassa l’insulina a digiuno ed attiva la funzione mitocondriale. Infine, ha un effetto antinfiammatorio non solo nell’intestino ma anche a livello cerebrale, tanto da essere tra i migliori amici per migliorare la memoria a lungo termine!
Quindi fa bene o male?
Ebbene, prima utilizzato, poi abbandonato e demonizzato, oggi ripreso. Chi ha ragione?
Noi crediamo che, come tutte le cose, consumato in maniera accorta ci possa regalare un sapore che ci fa tornare con la mente alle torte della nonna senza troppi sgarri alla dieta.
E la torta della nonna per noi è impensabile prepararla senza burro! 😉